di Alfredo Novarini
Lunedì 17 novembre è apparso un interessante articolo di fondo di Federico Fubini, commentatore economico de “La Repubblica”, sull’inserto ”Affari e finanza”.
Ne riporto qualche stralcio (in corsivo) con alcune annotazioni.
Dice Fubini: “ In Italia… la recessione è rimasta tale, ma si fatica a crederlo quando si guarda ai dati delle ultime trimestrali. La maggioranza delle imprese ha aumentato l’utile netto o almeno il margine lordo… Lo hanno fatto in tutti i settori e con tutte le vocazioni, sia all’export che al debolissimo mercato nazionale, sia con azionisti privati che pubblici. Le imprese del made in Italy sono riuscite a guadagnare qualcosa di più nelle costruzioni, nei servizi urbani in rete, nella moda e nel lusso, nella meccanica, nell’auto, nell’elettronica”.
Questi elementi, in verità, non sono del tutto nuovi. Dati forniti dalla Banca d’Italia un paio di anni fa ci dicevano che le duemila aziende più grandi del nostro Paese hanno, negli ultimi vent’anni, incrementato i loro profitti del 40%, con una riduzione della manodopera di circa il 20%. Ciò significa che i capitalisti hanno intascato un sacco di soldi, aumentando lo sfruttamento pro-capite della manodopera.