di Maria Sciancati *Già segretaria provinciale della FIOM-CGIL di Milano
La mia è una storia di impegno politico e sindacale iniziata tanto tempo fa. Impegno politico a sinistra, impegno sindacale tra, con e per le lavoratrici e i lavoratori. Dai giorni della mia scelta di giovane operaia metalmeccanica di iscrivermi alla Fiom e poi di assumere il ruolo di delegata di fabbrica è passata molta acqua sotto i ponti. Ed è stata proprio quell’esperienza che ha segnato la mia vita. Da lì è iniziato un percorso appassionante che mi ha portato, nel 2006, alla guida della Fiom di Milano. E’ stata un’esperienza straordinaria e, non lo nascondo, faticosa. Perché non è facile confrontarsi quotidianamente con i licenziamenti, con le chiusure delle aziende e con le ripercussioni che hanno sulla vita delle donne e degli uomini. Non è facile se quelle donne e quegli uomini non sono numeri ma compagni di lotte che spesso non sono state vincenti. Non è facile perché i ritmi imposti non concedono il tempo per approfondire, per riflettere, per “studiare”.
Lo scorso anno, raggiunti i requisiti per la pensione, ho deciso di “passare il testimone”, ma non di ritirarmi a vita privata perché continuo a credere che nessun cambiamento positivo sarà possibile senza l’impegno attivo di chi crede fermamente in un modo più giusto e dignitoso di lavorare e vivere e senza l’agire collettivo, senza la politica.
Ma l’agire collettivo ha bisogno di luoghi in cui esprimersi, così come la politica quando non è strumento al servizio dell’affermazione personale.
Per questo ho deciso di mettere parte del mio tempo e di portare la mia esperienza in un “luogo” fortemente caratterizzato a sinistra, dove si discute e si organizzano iniziative culturali e politiche che hanno il dichiarato obiettivo di produrre riflessioni, di diffondere valori, di intervenire per modificare il presente.
Questi sono tempi cupi, segnati dalla regressione culturale, dalla cancellazione dei diritti e delle conquiste, da una crisi che peggiora drammaticamente le condizioni di lavoro e produce malessere, paura, povertà, che accentua le disuguaglianze.
Credo che nessuno che abbia lottato per un presente e un futuro diverso possa permettersi il lusso di “sedersi in poltrona”, di disinteressarsi a ciò che accade, di sottrarsi all’impegno.
E’ con questo spirito che ho deciso di partecipare alla vita del Centro Culturale Concetto Marchesi, così come di proseguire la mia lotta al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori.