La stagione dei congressi
di Bruno Casati *
Sostiene il “guru” Casaleggio che i partiti politici, tutti, sono destinati ad essere spazzati via dalla democrazia diretta della rete. Non so se questo avverrà, so però di certo che i partiti politici italiani si stanno spazzando via da soli, tanto si sono allontanati dai cittadini italiani. La ricomposizione di questo iato, tra politica e società, dovrebbe allora prendere il centro dei Congressi, annunciati e no: da quello del PRC a quello del PD, dal Congresso di SEL, che prima o poi Vendola sarà costretto a fare, a quello dell’Italia dei Valori.
Tutti i Congressi dovrebbero appunto ragionare di come recuperare la perduta credibilità, non dovessero farlo darebbero ragione alla profezia di Casaleggio. Mi pare si stiano invece muovendo, almeno i Partiti delle “larghe intese”, in tutt’altra direzione: quella di mettere mano alla Carta Costituzionale al fine di fare dell’Italia una Repubblica Presidenziale, come se questa operazione, con l’elezione diretta del Capo dello Stato, potesse ricomporre la frattura tra partiti ed elettori, tragica illusione. Anche nel passato ci furono momenti in cui si rese evidente il degrado morale in cui erano scivolati taluni partiti, la DC e il PSI in particolare, travolti dagli scandali derivanti dagli orrendi traffici di Tangentopoli. Quelle sigle, divenute impresentabili, furono introdotte allora in una acrobatica operazione di rigenerazione da cui uscirono Forza Italia e la Margherita. Il PCI, che impresentabile non era, aveva già pensato di auto-sciogliersi abbandonando, vera e proprio Bad Godesberg italiana, la contraddizione capitale-lavoro.
Con Rifondazione cercammo, riuscendoci in parte, di raccogliere le bandiere gettate nella polvere. Ma in quegli anni, primissimi anni Novanta, furono anche create le condizioni del drammatico distacco di oggi (dei cittadini dalla politica) perché, proprio a partire dai presupposti a fondamento dell’attacco attuale alla Costituzione, si calò, in quel quadro socio-politico, una vera e propria bomba di profondità chiamata “Sistema Maggioritario”: fu quella la base del bipolarismo che portò all’omologazione dei fini opposti e all’imbroglio della governabilità.
Vale la pena ricordare come fu a seguito di un referendum che quella bomba fu calata ad opera di tre sciagurati come Abete, Segni e quel vero e proprio serial-killer di Achille Occhetto che, nella sua lunga carriera, è riuscito a sciogliere la FGCI, il PCI e ad attrezzare “la gioiosa macchina da guerra”.
Il deficit di democrazia che misuriamo oggi, e che induce a rimedi peggiori del male, ha questa origine e tra le conseguenze, con la diserzione elettorale, vede: l’esplosione delle Liste Civiche ; l’affermazione dei Partiti del Sindaci, da Napoli a Milano; l’uso spregiudicato del voto utile, che scoraggia il consenso dato alle forze estranee al tritacarne del bipolarismo; l’entrata in scena del M5S di Grillo, spiazzante per tutti. Scusate se è poco. Tutto ciò però non spiega ancora, o non spiega del tutto, come mai i comunisti del PRC e PdCI siano esclusi dal 2008 dal Parlamento della Repubblica. Certamente il ricatto esercitato dal voto utile ha tuttora un peso non irrilevante sul consenso negato a questi partiti, ancora e certamente le prospettive del Socialismo non esercitano più sulle masse il fascino di un tempo, torneranno ad esercitarlo sicuramente ma oggi dobbiamo fare i conti con la freddezza nei confronti di queste idee e dei partiti che le dovrebbero sviluppare. Infine c’è una sequela di divisioni, rotture ed errori accumulati da questi Partiti che ha disamorato anche i militanti più generosi. È ora di cambiare.
I Congressi, quelli annunciati e quelli che dovrebbero esserlo, ci potrebbero dire se c’è questa volontà. Verifichiamo su PD, SEL e PRC.
1) Nel PD, Partito importante e in cui c’è di tutto ma anche il contrario di tutto, come un Ipermercato della politica, si guarda, come linea di condotta solo a quel che dicono il quotidiano “La Repubblica” e il Quirinale, il ticket Scalfaro Napolitano. La linea di condotta da loro suggerita non è quindi in discussione: il PD è solo per la manutenzione del sistema. La competizione è circoscritta al nome del Segretario e, sul carro di chi oggi apparirebbe come vincitore, c’è la ressa. Il candidato vincitore, giovanotto dall’insopportabile petulanza, è un democristiano di nuovo conio, ariete di sfondamento di una generazione di rampanti sempre schierati con i Centri di potere, esattamente come il vecchio notabilato DC. Talvolta ritornano. Moriremo Democristiani allora? Guardate che Luigi Pintor, autore di questa domanda fulminante, avrà torto ma solo a una condizione: che nel PD intervenga oggi una scissione salvifica e tale da esprimere una sinistra almeno blandamente socialdemocratica, alla quale i comunisti possano guardare senza disgusto al fine di alleanze (almeno) antiliberiste se non anticapitaliste? È chiedere troppo? Chiediamolo però!
2) SEL si è trovata costretta a rompere l‘asse con questo PD, risucchiato dalle larghe intese. L’asse “la Repubblica”/ Napolitano non consiglia, ordina. Così Vendola vede fallire, per ora, il suo progetto di ingresso nel PD, perché i suoi elettori quell’alleanza mantenuta, non l’avrebbero mandata giù. Vendola, la cui meteora può perciò atterrare di schianto, teme così di essere scaricato e di non poter sfuggire a quell’altra alleanza di sinistra di alternativa che ha finora avversato. Il suo endorsement per Renzi è quindi il tentativo spregiudicato di riconquistare la scena sulla quale si muove (per sè o per SEL) anche Giuliano Pisapia che non vuole più fare il Sindaco, ma che si vedrebbe bene in un Governo con il nuovo PD di Renzi (Ministro? Vicepremier?). Prima o poi SEL, che è il Partito di Vendola (come Forza Italia lo è o lo era di Berlusconi che sostituisce i Congressi cogli appelli in TV), il Congresso lo dovrà fare. SEL che non ha radicamento, ma dispone di un cospicuo Gruppo parlamentare (quello che manca a PRC e PdCI), non può vivere di luce riflessa. Se poi la meteora Vendola atterra, SEL si spegne, se non si attrezza prima.
3) E siamo al PRC che va a Congresso dopo aver inanellato, assieme al PdCI, fratello di sventura, una raffica di batoste elettorali che dovrebbero imporre due cose a una forza politica ragionante: il cambio di linea e il ricambio del Gruppo Dirigente. C’è chi lo chiede, c’è chi resiste. Chi resiste vuole spingere il Partito, per quel che resta, sul piano inclinato del minoritarismo del piccolo gruppo che guarda alle aree del movimentismo anarco- sindacalista e considera PD e CGIL come nemici principali. A ben guardare, è questa la posizione che oggi assume Fausto Bertinotti, il responsabile massimo del tracollo del PRC, quando predica la rivolta sociale (ma perché non l’ha detto quando era seduto sulla poltronissima della terza carica dello Stato?). L’area di Essere Comunisti sostiene invece un percorso opposto di apertura a sinistra, a partire dall’unificazione con il PdCI.
Al bivio del Congresso si aprono così due strade opposte e sarà scontro. Lo reggerà Essere Comunisti? Che farà se lo perde? Che farà Ferrero, se invece perde lui? Non è perciò quello di Rifondazione un Congresso normale, perché non c’è la via di mezzo tra strade opposte. Credo sia giunto il momento in cui “i merli vadano con i merli e i passeri con i passeri”. In questo quadro in cui la crisi induce a ridurre le differenze tra sinistre e destre di governo – il caso francese è purtroppo esemplare – vanno colte tre novità, tre fili d’erba nella neve.
a) Il Congresso della CGIL (quello della FIOM lo anticiperà) che resta l’ultima grande organizzazione di massa che, mentre le sinistre politiche si dividono e CISL e UIL si omologano al Governo, unisce milioni di lavoratori e pensionati. Questa CGIL non ha più con il PD un rapporto privilegiato. Il PD guarda alla CISL e, con Renzi, questo legame si salderà. Per i comunisti si aprono spazi. Certo se i comunisti guardano a “ROSSA”di Cremaschi gli spazi si chiudono.
b) L’operazione che porta avanti Landini e Rodotà è di ben altro spessore rispetto a quella fallita di Ingroia. Loro fanno bene a dire che non si propongono un nuovo partito, faremmo male noi a non essere in questa operazione che può ricevere grande impulso dall’esito del Congresso del PD.
c) In Francia, Spagna, Grecia, Germania e Portogallo le sinistre, compresi i comunisti, si aggregano ottenendo buoni risultati. L’Italia fa eccezione.
Siamo una macchia nera. Diamoci da fare per cancellarla.