Nelle ultime legislature centinaia di deputati e senatori della nostra Repubblica sono passati da un partito all’altro o da una maggioranza all’altra (vedi l’ultimo caso dei cosiddetti verdiniani) con molta disinvoltura e faccia tosta.
A proposito di questo trasformismo e di queste trasmigrazioni, credo sarebbe utile fermarsi a pensare se un tale atteggiamento possa essere accettabile oppure no.
La Costituzione, che, parafrasando Benigni, quando non era ancora renziano, era la più bella del mondo, era stata scritta da rappresentanti partitici per bene e di grande serietà, anche se di visioni politiche diverse e giustamente difendeva la libertà di esercizio delle funzioni dei propri membri senza vincolo di mandato. A nessuno dei parlamentari di quegli anni sarebbe mai passato per la mente di transitare, per esempio, dal Partito comunista alla Democrazia cristiana o viceversa. Una volta eletti in un partito, vi restavano, sia per coerenza, sia per rispetto dei cittadini che li avevano eletti. Dobbiamo anche ricordare che un tempo i deputati venivano scelti nominalmente dai votanti mediante il sistema delle preferenze, che, attualmente, invece, purtroppo è stato abolito. Quindi i transfughi, o più correttamente i traditori, se si fossero candidati alle successive elezioni, facilmente, oltre a non essere eletti, avrebbero corso il rischio di essere inseguiti da gente inferocita.
Purtroppo i tempi sono cambiati e molti dei nostri deputati sono in “offerta speciale”. Quindi troppo spesso, con grande disinvoltura, tradiscono i propri elettori, quelli grazie ai quali “siedono su comode poltrone” nelle due Camere, che adesso vogliono anche distruggere. I parlamentari spesso dimenticano che devono principalmente essere coerenti con quanto promesso in campagna elettorale ai propri elettori, che peraltro dovrebbero rappresentare, e se la propria posizione all’interno di un partito diventa insostenibile, possono, pur rimanendo nella stessa area senza passare alla fazione opposta, “uscire” dal partito di appartenenza, avendo a disposizione alcune dignitose opzioni: entrare nel gruppo misto, rimanere soli, oppure dimettersi dalla carica.
Quello che non possono e non dovrebbero fare è transitare in un altro partito, di identità opposta rispetto a quello per il quale erano stati eletti. Per esempio è inaccettabile che uno eletto nel centro-sinistra passi al centro destra e viceversa, o chi è stato eletto nel Movimento 5stelle passi al Pd o ad altro partito criticato e contestato in campagna elettorale. A queste indecenti migrazioni bisognerebbe
porre un freno. Grillo ha proposto uno strumento, almeno per il suo movimento; altri propongono soluzioni diverse? Benissimo, basta che ci si decida a porre rimedio a queste indecorose transmigrazioni che, in fin dei conti, portano solo acqua all’antipolitica!